Ore 14.45
Dopo la pausa per il pranzo, iniziano i lavori di gruppo, articolati su tre specifici temi e di cui forniamo una breve sintesi.

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La valorizzazione professionale dei lavoratori della conoscenza
 
Il lavoro di gruppo si è aperto sulla base di un documento di ingresso sulle tematiche trasversali della valorizzazione predisposto dal dipartimento nazionale sulla contrattazione e sulla base di una breve introduzione di Americo Campanari per il comparto scuola e di Francesco Sinopoli per i comparti università, ricerca e Afam.
 
Al gruppo di lavoro hanno partecipato 21 compagne e compagni e, nelle due ore circa di discussione, ci sono stati 9 interventi.
 
L'obiettivo del lavoro di gruppo, tenendo conto dei recenti cambiamenti normativi (d.lgs 150/09) che hanno modificato significativamente in contesto e dei punti fermi già indicati nella piattaforma contrattuale della FLC CGIL, è stato quello di cercare di individuare innanzitutto i nodi problematici più significativi nei 4 comparti pubblici della conoscenza sul tema della valutazione/valorizzazione e le possibili proposte di merito. Poi l'altro obiettivo è stato quello di cercare di individuare le possibili linee di orientamento comuni, sempre ai 4 comparti della conoscenza, rispetto alla prospettiva di un contratto unico. Un aspetto complesso, se si tiene conto che ci sono attualmente significative differenza tra la scuola da un lato, rispetto all'università e ricerca che hanno già un sistema contrattuale di valutazione e di carriera.
 
Dal dibattito sono emersi alcuni punti fermi. Per introdurre un sistema di valutazione, cui collegare una valorizzazione e/o carriera, servono investimenti aggiuntivi significativi, in particolare nel comparto scuola per l'entità del comparto. Qualsiasi sistema si introduca, questo non deve prefigurare in alcun modo forme di organizzazione gerarchica del lavoro docente. La valutazione dovrà riguardare sia il lavoro aggiuntivo che il lavoro d'aula se connotati, entrambi, da impegno, qualità, innovazione e ricerca, ma tenendo anche conto del contesto lavorativo e salvaguardando l'autonomia professionale costitutiva dell'attività d'insegnamento.
 
La formazione deve essere il cardine intorno al quale far girare tutta la partita. Nella scuola, a supporto dell'autonomia, è indispensabile comunque l'introduzione di figure di sistema, sia nell'ambito del personale docente, che nell'ambito del personale Ata. Rimane ancora aperto il tema di "chi valuta che cosa", ma di sicuro occorre evitare che si arrivi ad ipotizzare un sistema di valutazione complesso e costoso. Per queste ragioni, e quanto meno in prima applicazione, nella maggior parte degli interventi è emersa una ampia condivisione rispetto ad una ipotesi di valutazione "interna a ciascuna singola scuola" snella, effettuata da docenti e con la sola presenza di un garante esterno.
 
Per ciò che riguarda la valorizzazione professionale nei settori della ricerca e dell’università, alcuni interventi hanno sollevato la questione del rapporto costi benefici e della necessità di rendere regolari dinamiche e procedure. In non pochi casi, in particolare negli enti di ricerca, la sproporzione tra i «costi» e i «tempi» necessari per la valutazione (sia ai fini della carriera sia per la corresponsione di alcune quote marginali di retribuzione accessoria, ad esempio nel caso dell’Enea o per il personale tecnico amministrativo di enti e università) appaiono sproporzionati rispetto alle risorse effettivamente ripartite.
 
È stata sostanzialmente confermata la validità del modello introdotto contrattualmente per gli enti di ricerca e per il personale tecnico e amministrativo dell’università, seppure nella consapevolezza di apportare miglioramenti, in particolare per quanto riguarda la valutazione, ch necessita di affinamenti soprattutto per il personale ricercatore e tecnologo. In generale, la valutazione è un terreno da esplorare, tentano comunque di muovere da una concezione della stessa intesa come valutazione «di sistema», nell’ambito della quale ricondurre anche i criteri di valutazione individuale ai fini della valorizzazione professionale.
 
In generale, data la sostanziale impossibilità di andare verso un’omologazione degli ordinamenti degli attuali comparti della conoscenza, comunque coerente con la decisione della FLC di muovere dalla piena valorizzazione delle loro specificità, è stato suggerito anche di esplorare il terreno della mobilità intersettoriale.

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Contrattazione e prospettive di decentramento territoriale/federalismo

Il lavoro di gruppo, sulla base del documento di ingresso e delle relazioni degli esperti, ha cercato di individuare alcune proposte sul ruolo della contrattazione nel momento in cui si fa sempre più vicina la concreta attuazione del titolo V della Costituzione e del federalismo fiscale.Da qui la necessità e l'importanza di fare chiarezza su alcuni elementi di contesto, ma anche di evidenziare le loro implicazioni sui nostri settori.
 
Gli elementi di contesto
La riduzione delle risorse e i nuovi assetti situazionali portano le regioni a rivendicare una maggiore potestà anche di natura legislativa e contrattuale nei settori della conoscenza. Nell'università e nella ricerca l'intervento degli Enti Locali, che assume spesso il carattere di un intervento di tipo finanziario, rischia di produrre la segmentazione di questi servizi che devono invece mantenere il carattere nazionale, generando anche implicazioni, ad oggi non del tutto prevedibili, su stato giuridico, libertà di insegnamento e ricerca.
Nel caso specifico della scuola poi l'intervento finanziario delle regioni, in seguitoalle gravi carenze dello Stato, sta cambiando natura. Esso in molti casi non è più solo integrativo di quello statale, ma sostitutivo. Si veda l' esempio delle sezioni primavera che in alcuni casi sono state attivate grazie ai fondi regionali.
In questo nuovo scenario è importante cogliere l'occasione del prossimo rinnovo contrattuale per regolare con chiarezza le materie e gli ambiti delle relazioni sindacali sui diversi livelli: nazionale, regionale, istituto, Ente e Ateneo. Da qui l'esigenza condivisa di pervenire ad un accordo nazionale sulle relazioni sindacali tra le Regioni e le Organizzazioni sindacali dei comparti della conoscenza.
Regole chiare e condivise da formalizzare con il contratto nazionale, l'unico strumento che rende possibile l'unitarietà del personale che in questi settori fa attività di ricerca, insegnamento e di supporto alla didattica e al servizio. Poiché si tratta di una materia nuova è importante fare riferimento alle esperienze maturare in questi ultimi anni nei territori. Questo per correggere gli eventuali errori commessi e valorizzare le buone pratiche. Ad esempio in alcuni casi (vedi province autonome) il confronto con gli EE.LL. sull'uso delle risorse professionali ha evitato la riduzione dell'offerta formativa sul territorio devitalizzando l'applicazione del Piano Tremonti/Gelmini e trovato soluzioni positive per i precari.
Per l'Università è da escludere una sede di contrattazione integrativa con le Regioni essendo sufficienti quelli già previsti dal Ccnl: nazionale e di ateneo.
 
I nodi problematici:
1. l'individuazione dei soggetti che partecipano al percorso decisionale sui diversi livelli sui quali si snoda la contrattazione. Ad esempio nel caso della scuola l'Accordo Quadro, in corso di definizione nella sede della Conferenza Unificata Stato Regioni, prevede la presenza dei rappresentanti dei presidenti della regione nel comitato di settore per il rinnovo del Ccnl;

2. la mancata definizione dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni)


3. le materie di competenza di ogni livello


4. gli ambiti (concertazione, contrattazione) delle relazione sindacali. Su quest'ultimo punto è molto sentita l'esigenza di una presenza sindacale integrata tra la confederazione e la categoria per i tavoli di concertazione, regionali, in riferimento alle politiche generali. Questo nella convinzione che la complessità delle materie renda indispensabile l'apporto e il supporto della categoria. Mentre tutto quello che attiene la gestione del rapporto di lavoro deve rimanere di competenza esclusiva della categoria anche quando il confronto richiede un confronto con il livello regionale politico. È il caso ad esempio della distribuzione degli organici del personale della scuola sul territorio. La dipendenza funzionale del personale della scuola alle regioni secondo le previsioni dell'Accordo Quadro in corso di definizione nella sede della conferenza unificata Stato-Regioni. Si tratta di un passaggio importante che però rischia di mettere in discussione l'unitarietà del comparto, quindi, è urgente utilizzare tutti gli strumenti politici e sindacali per rendere coerenti i contenuti di questo accordo con i principi di unitarietà del comparto e del servizio.

Le proposte
Su questi temi, in previsione dei provvedimenti normativi in corso di definizione, è importante acquisire una maggiore conoscenza, aumentare i momenti di formazione, anche con l'aiuto di esperti, al fine di elaborare proposte che ci aiutino a costruire rivendicazioni condivise con i lavoratori.

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Il contratto della conoscenza e le specificità dei comparti

Al lavori del gruppo coordinato da Rita Guariniello e Gabriele Giannini hanno partecipato 25 compagne e compagni e vi sono stati complessivamente 13 interventi. Era presente ed è intervenuto anche il prof. Ricciardi.

Occorre dire che, rispetto alle ambizioni dello specifico tema trattato dal gruppo, le relazione del mattino avevano già delineato un quadro di azione abbastanza preciso e realistico di quello che potrà accadere sul terreno della "costruzione" del contratto della conoscenza.

In generale il dibattito ha evidenziato la condivisione dell'orizzonte comune, non solo come scenario possibile alle condizioni date, ma anche come obiettivo da perseguire sottolineando la necessità di tutelare le specificità dei comparti di provenienza e di procedere con prudenza.
Prudenza necessaria vista la difficoltà di avventurarsi su un terreno poco praticabile nel breve periodo per le oggettive differenti storie contrattuali e per la mancanza di risorse che impedisce qualsiasi avvicinamento sul versante retributivo; ma anche perché occorre evitare contraccolpi di altra natura che le stesse relazioni del mattino hanno paventato, come la costituzione di aree professionali intercomparto o di contratti per qualifica o per professione quale effetto della riforma dei comparti, o come la decontrattualizzazione dei ricercatori e tecnologi degli epr.

La stessa proposta del documento d'ingresso sulla praticabilità della "mobilità" fra i settori della conoscenza, cosa peraltro prevista nella Carta europea dei ricercatori, come possibile terreno di costruzione di equiparazioni future, è stata vista con sospetto nel gruppo di lavoro e come una fuga in avanti rispetto alle possibilità.
Quindi l'orientamento prevalente è quello del comparto della conoscenza, che sappia tutelare le specificità di provenienza. Condiviso ed unanime è stato il richiamo alla necessità di scardinare l'applicazione del DLgs 150/09 nei settori della conoscenza, a partire dalla necessità di rilanciare l'iniziativa sindacale per il rinnovo delle RSU previste per l'anno in corso. Non sono mancati i richiami alla necessità di dotarsi di un piano alternativo, ove non si realizzasse il comparto della conoscenza da noi voluto, visti anche i rapporti di forza in campo.

Alcuni interventi hanno richiamato l'attenzione sulla stato contrattuale dei settori della conoscenza, a partire dalla denuncia della mancata chiusura dei CCNL dell'AFAM, dei dirigenti scolastici e dei dirigenti dell'area VII (università e ricerca), oltre a quello dell'ASI. Così come è stata ribadita la necessità di disciplinare contrattualmente tutti i lavoratori della conoscenza e di cogliere l'opportunità per contrattualizzare la docenza universitaria.
Altri hanno tentato di declinare possibili temi sui quali consentire elaborazioni comuni o parti enucleabili "trasversalmente": la formazione, l'organizzazione del lavoro, le relazioni sindacali; quasi impossibile è stato addentrarsi sui temi professionali.

Sul versante delle relazioni sindacali è stato posto il problema dell'introduzione di un livello contrattuale regionale, già codificato per la scuola, anche in relazione alla riforma del Titolo V, sapendo che occorre evitare che si realizzino per questa via le "gabbie salariali".
È stato più volte richiamato il rischio che si possa approdare a contratti per professioni e che il vero problema in questa fase è quello delle risorse per i rinnovi contrattuali, che oggi non ci sono. Non è mancato il riferimento alle ricadute che gli accorpamenti previsti nel DLgs 150/09 provocheranno sulla FLC.

Intervenendo nei lavori di gruppo il prof. Ricciardi ha ribadito la "propria convinzione" che il comparto della conoscenza sia un approdo possibile e che quindi bisognerebbe cominciare a ragionare su come rendere omogenei gli attuali sistemi di classificazione. Infine ha richiamato i rischi che la contrattazione territoriale, tutta da creare per i comparti dell'università e della ricerca, possa approdare alle gabbie salariali.

Per concludere si può dire che i lavori di gruppo hanno consentito una più puntuale messa a punto delle nostre elaborazioni, a partire da quelle contenute nel documento d'ingresso e dall'utilizzo che se ne farà al congresso di San Benedetto del Tronto.

Aspettando il congresso nazionale