Ore 12.20
Interviene Michele Gentile, responsabile del dipartimento settori pubblici della CGIL, che evidenzia come già negli interventi che lo hanno preceduto siano state messe in luce le contraddizioni presenti nel decreto legislativo 150/09 ed anche i possibili profili di incostituzionalità di alcune sue parti.
La prima parte del suo intervento è dedicata alla stagione contrattuale 2010 – 2012.
Si tratta quindi di una contrattazione triennale, così come previsto dall'accordo separato del 22 gennaio 2009 tra Governo, associazioni imprenditoriali e OO.SS senza la firma della CGIL.
Noi, ha detto Michele Gentile, ci avviciniamo a questa stagione contrattuale non come vittime sacrificali.
Vogliamo far valere le nostre ragioni, contrastando i contenuti degli accordi separati del 22 gennaio e del 30 aprile 2009 e i contenuti del decreto Brunetta.
Certamente non partiamo da una posizione di forza, ma gli spazi per una nostra iniziativa forte ci sono.
Tra l'altro presumibilmente anche CISL e UIL, firmatarie degli accordi separati, potrebbero avere problemi per gli effetti che, su quegli accordi, produce e produrrà il decreto legislativo 150/09.
La stagione contrattuale, che secondo il Ministro della Funzione Pubblica, si dovrebbe aprire a maggio, porta subito alla domanda di quali siano le risorse disponibili.
In realtà prima di ottobre, soldi disponibili per i rinnovi del Pubblico Impiego non ce ne sono.
Applicando le intese separate il rinnovo contrattuale si chiuderebbe con cifre bassissime.
Peraltro senza le risorse i contratti non si possono rinnovare e questo implicherebbe anche l'inapplicabilità di molte parti del decreto Brunetta.
Nelle nostre piattaforme rivendicative noi non prendiamo quindi a riferimento gli accordi separati.
Prima di avviare la stagione dei rinnovi contrattuali occorrerà definire la composizione dei comparti contrattuali, che sono 4 come prevede il decreto 150/09.
La CGIL condivide e sostiene la proposta della FLC di avere un contratto del comparto "conoscenza", ovvero un CCNL che riguardi Scuola, Università, Ricerca e AFAM.
Questo contratto dovrebbe individuare i temi comuni dei vari settori, in particolare alla luce di quanto sancito dall'art. 74 comma 4 ("Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono determinati i limiti e le modalità di applicazione delle disposizioni dei Titoli II e III del presente decreto al personale docente della scuola e delle istituzioni di alta formazione artistica e musicale, nonché ai tecnologi e ai ricercatori degli enti di ricerca. Resta comunque esclusa la costituzione degli Organismi di cui all'articolo 14 nell'ambito del sistema scolastico e delle istituzioni di alta formazione artistica e musicale") e della recentissima delibera della CIVIT che esclude anche le Università.
Per questi settori quindi, per noi, ad esempio, niente premialità 25%, 50%, 25%. Abbiamo quindi, per così dire, campo libero per le nostre proposte.
Questo può essere per noi l'elemento caratterizzante della prossima stagione contrattuale. La valutazione di sistema diventa quindi un punto "pesante" della trattativa.
Ovviamente, dopo le parti comuni saranno necessarie parti specifiche per gli attuali comparti della Scuola, dell'Università, della Ricerca e dell'AFAM.
Particolare attenzione dovrà essere prestata alle "aree professionali", in controtendenza, ad esempio, a quanto prevede il disegno di legge Aprea.
La seconda parte dell' intervento Gentile la dedica alla questione della rappresentatività.
Un grande pasticcio si preannuncia alla luce della recenti disposizioni legislative e regolamentari, a partire dal problema di come calcolare, avendo ridisegnato i comparti contrattuali, il 51% per la validazione dei contratti medesimi.
Si è in presenza del rischio concreto di avere ai tavoli contrattuali organizzazioni sindacali in realtà poco o nulla rappresentative.
Inoltre c'è il rischio concreto che si voglia tornare a conteggiare solo gli iscritti (e non più il voto nelle elezioni per le RSU) nel calcolo della rappresentatività.
Non sono da escludere anche possibili tentativi di non far votare entro quest'anno il rinnovo delle RSU, dopo il rinvio già avvenuto lo scorso anno nella Scuola.
Grande dovrà essere la nostra attenzione per scongiurare questi possibili attacchi al sistema di rappresentanza per tenere alta la bandiera della democrazia e delle RSU.