“Nel territorio di Caserta, una delle province italiane con la più alta presenza di immigrati, sono accaduti, negli ultimi mesi, episodi gravissimi”. A denunciarlo, a margine del secondo congresso nazionale della FLC CGIL, la Federazione dei Lavoratori della Conoscenza, che si sta tenendo a San Benedetto del Tronto, è Camilla Bernabei, segretaria della Cgil di Caserta. “Nonostante l’impegno di molti istituti del territorio, l’iscrizione alle scuole dei figli degli immigrati è molto limitata”. Questi bambini spesso passano le loro giornate per strada, facili prede della malavita organizzata che li recluta togliendo loro, definitivamente, la possibilità di inserirsi nella società. “Lo Stato, che dovrebbe proteggere questi ragazzi, aiutando e facilitando il più possibile la loro iscrizione nelle scuole, si muove in tutt’altra direzione”. A dicembre, dopo una serie di incontri tra il ministro dell’Interno Maroni e la prefettura di Caserta, viene fatto “un vero e proprio tentativo di schedatura dei figli degli immigrati che frequentano le scuole della provincia” – ci racconta Bernabei. Il provvedimento pensato dal ministero rientra in quel “modello Caserta”, ideato da Maroni e fondato su una stretta collaborazione tra autorità locali, presidi dell’esercito e forze dell’ordine. Nel giro di pochi giorni il provveditorato, su indicazione della prefettura, inviò agli istituti una circolare nella quale veniva delineato il progetto di questa schedatura, che aveva lo scopo di raccogliere le generalità dei figli degli immigrati, le generalità dei loro genitori, le date di iscrizione alla scuola.
“Episodi gravissimi – continua la sindacalista di Caserta – che, come Cgil, siamo riusciti a bloccare. Questo tentativo è rimasto confinato alla stampa locale e non se ne è saputo niente a livello nazionale. Come ha detto spesso anche Roberto Saviano, siamo circondati da un sistema mediatico che non divulga queste notizie”.
Quello dei bambini stranieri non è certo l’unico problema da risolvere nella provincia campana. Anastasia, un'insegnante della scuola elementare di Aversa, denuncia, in questo quadro gravissimo, l’impossibilità nella sua scuola, come nella maggior parte di quelle del territorio, di vedere attuato il tempo pieno (quello che permette agli alunni di stare a scuola fino alle quattro di pomeriggio). “Il tempo pieno salverebbe molti bambini, non solo stranieri, dalla strada e dal pericolo di finire nelle mani della criminalità organizzata. Ma, nonostante la volontà dei comuni e quella del 90 per cento dei genitori, nel casertano quasi nessuna scuola riesce ad attuare il tempo pieno. Il motivo – denuncia la maestra di Aversa – sono i tagli all'organico operati dal ministro Gelmini. In tutto il casertano solo il 6 o 7 per cento delle scuole riesce ad avere il tempo pieno, contro una media, nelle scuole del nord, che si aggira intorno al 75 per cento. I tagli della Gelmini colpiscono soltanto il Sud”. In un territorio difficilissimo, dove la percentuale dei ragazzi che non va a scuola è altissima e la dispersione scolastica è una realtà preponderante, la politica del governo ha soltanto peggiorato le cose rendendo più difficili le lotte di tanti insegnanti. “Una volta – conclude Camilla Bernabei – esisteva la scuola di frontiera, ma qui siamo ben oltre la frontiera”.