Ore 15.00

Domenico Pantaleo, segretario generale FLC CGIL, conclude il seminario. Dopo i ringraziamenti alla FLC CGIL Calabria e ai partecipanti al dibattito, il dirigente sindacale sottolinea: "Abbiamo bisogno di punti di riferimenti solidi che diano alle persone orientamenti in termini di valori e quindi dobbiamo dare un'anima alle nostre rivendicazioni. Per questa ragione per i nostri seminari abbiamo scelto dei temi che consentono una riflessione più generale su una forte idea di società che il sindacato deve avere come orizzonte delle rivendicazioni. Per queste ragioni non si può tornare ad una funzione della CGIL esclusivamente incentrata sulla contrattazione ma occorre rivendicare il cambiamento degli assetti di potere e delle gerarchie sociali, partendo dal valore del lavoro".

Proprio partendo da questa considerazione generale, Pantaleo affronta il tema del seminario calabrese ribadendo che la nostra Costituzione nasce da uno straordinario movimento di massa nel quale i lavoratori e il sindacato giocarono un ruolo fondamentale. L'art. 1 indica proprio il lavoro come il diritto-dovere che qualifica la nostra Carta Costituzionale, indicando la necessità di avere sempre diritti riconosciuti.

"Nella lotta di liberazione il sindacato fu un protagonista importante organizzando nelle fabbriche ed in ogni posto di lavoro la resistenza – ricorda –. Il riconoscimento della sua funzione nella Carta dipende anche dal suo peso nel liberare l'Italia dal fascismo". Pantaleo ricorda che era necessario stabilire uno spartiacque in termini di giustizia sociale tra il passato, il presente e il futuro.

Per queste ragioni la Costituzione doveva garantire innanzitutto i diritti civili e sociali fondamentali a tutti per essere cittadini consapevoli, stabilendo un equilibrio avanzato tra libertà d'impresa e rispetto dei diritti dei lavoratori.

Il sindacato era il riferimento democratico per mutare in profondità le radici sociali stesse del Paese perché rappresentava i lavoratori e perciò nella fase costituente si confrontarono due tesi: chi sosteneva il sindacato istituzionale, con l'iscrizione obbligatoria, e chi come Di Vittorio che pensava a un sindacato al quale ci si poteva iscrivere liberamente. "L'articolo 39 rappresenta una mediazione – spiega –. Collegato all'articolo 39 c'è il diritto di sciopero contenuto nell'art. 40. Sul come esercitare il diritto di sciopero ci fu una intensa discussione proprio per il valore e la forza che quello strumento aveva nel conflitto sociale ma anche politico: alla fine si raggiunse un compromesso anche su questo punto nel senso che il diritto di sciopero è libero, ma la Costituzione indica che sarebbe stato regolato da una legge che in realtà successivamente non fu mai emanata ma si lasciò ampio spazio di autoregolamentazione alle forze sociali.

Pantaleo concorda sulla mancata piena attuazione dell'articolo 39. "D'altra parte c'è stata nei fatti un'evoluzione molto più ampia da quanto in quella fase storica venisse assegnata alla funzione dei sindacati – dice ancora il segretario generale della FLC CGIL –. Nella Costituzione non c'è un'idea di sindacato confederale, inteso come un soggetto della rappresentanza sociale autonomo che coniugasse la difesa degli interessi del lavoro con la necessità d'intervenire sulle politiche economiche più generali ".

Il '68 segna una prima rottura del vecchio modello sindacale perché costringe il sindacato ad uscire fuori dai cancelli delle fabbriche per porre la necessità di cambiamenti di sistema della società classista.

"Nel '93, con l'accordo centralizzato sui redditi e sul modello contrattuale, il governo riconosce al sindacato competenze in materia di politica economica attraverso lo scambio tra moderazione salariale e controllo dei prezzi e delle tariffe – aggiunge –. Da quel punto in poi si evidenziano sempre di più le differenze tra i sindacati. La Cisl fa della concertazione il suo fine e quindi accentua il profilo di sindacato degli iscritti che in quanto libera associazione rifiuta ogni intervento di regolazione legislativa in tema di rappresentanza. La CGIL invece sostiene che, se le intese sindacali agiscono sull'insieme dei lavoratori e sulle grandi scelte del Paese ed è quindi necessario stabilire delle regole democratiche che misurano la rappresentanza e la rappresentatività in modo da dare forza ed autorevolezza agli accordi ".

Secondo Pantaleo, una svolta importante "avviene con le regole sulla rappresentanza nel pubblico impiego che rientra nel questo costituzionale e definito prima con un accordo tra le organizzazioni sindacali e poi tradotto in legge. Viene stabilita, per la prima volta, una misurazione della rappresentanza ex ante. Il punto debole è che non si è avuto il coraggio di andare avanti, estendendo questo sistema a tutti i lavoratori e non solo a quelli del pubblico impiego". "Credo che il ritorno al dettato costituzionale significhi definire per via legislativa la misurazione della rappresentanza e regole di democrazia nel rapporto con i lavoratori. È fondamentale per conservare la natura di sindacato confederale". Anche l'esercizio della contrattazione, a giudizio di Pantaleo, "ha bisogno di un sindacato che abbia norme di misurazione certe del peso delle organizzazioni sindacali per evitare la pratica degli accordi separati e la possibilità per le controparti di scegliere le organizzazioni con cui sottoscrivere le intese".

"Coloro i quali spingono per il superamento della Costituzione propongono il modello che ha portato all'attuale crisi – evidenzia Pantaleo –. Un modello in antitesi alla Costituzione perché in realtà piega a ragioni economiche il pieno esercizio dei diritti di cittadinanza e ripropone il pensiero neoliberista, facendo del mercato e dell'impresa totem assoluti a cui piegare ogni altro interesse".

Bisogna far coincidere la Costituzione scritta con quella materiale del Paese come primo compito del sindacato e bisogna perciò ribadire sempre, da parte della FLC, che uno dei compiti primari dello Stato deve essere quello di sviluppare l'apprendimento per essere cittadini consapevoli proprio perché liberi da ogni condizionamento.

Deve sempre prevalere l'interesse generale su quello dei potenti e il bene di tutti sulle divisioni ideologiche, senza pensieri unici. Pantaleo sottolinea perciò l'importanza della laicità nell'istruzione, che significa "dare spazio pubblico ad ogni differenza. Questo Governo pensa invece a una scuola confessionale, svuotando in materia strisciante la Costituzione".

Tutte le scelte del governo mirano altresì "a minare la libertà di insegnamento che rappresenta il presupposto fondamentale per il godimento stesso del diritto all'apprendimento di qualità garantito a tutti. Come si fa – chiede Pantaleo – a pensare a una ricerca efficace se non è libera?". Senza dimenticare che "non viene più garantito il diritto allo studio perché sempre più piegato a logiche finanziarie".

Pantaleo fa un breve passaggio sul federalismo, tema che sarà al centro del prossimo seminario nazionale della FLC CGIL a Firenze. "Il vero federalismo deve unire il Paese – sostiene – garantendo servizi universali e omogenei su tutto il territorio nazionale. Finora siamo andati avanti a strappi. Anche il tema dell'istruzione rischia di essere messo in quel tritacarne, non c'è un disegno organico. Tutto questo rischia di penalizzare ulteriormente il Mezzogiorno e di creare profonde divaricazioni tra i vari territori del Nord".

Il segretario generale chiude il secondo seminario nazionale lanciando uno sguardo al futuro.
"Il sindacato ha il dovere di avere un suo punto di vista autonomo, di fare scelte coraggiose – conclude Pantaleo –. Si possono aggiornare, con un largo consenso nel Parlamento, alcuni punti della seconda parte della Costituzione, ma i capisaldi vanno difesi. Se cadono quei capisaldi cadono pure i valori fondanti della CGIL. La storia della CGIL è figlia di quella Costituzione e di tutte le battaglie democratiche che sono state fatte in questo Paese".

Aspettando il congresso nazionale