Presentazione
In particolare nell'ultimo decennio, si è sviluppata una forte offensiva di delegittimazione delle organizzazioni sindacali, tesa a metterne in discussione da un lato la legittimità e dall'altro la stessa natura.
La risposta a tale offensiva deve muoversi sia sul terreno negoziale in senso stretto, attraverso pratiche negoziale coerenti e il rigetto di accordi che snaturano ruolo e funzioni dei sindacati (vedi accordo separato sul nuovo modello contrattuale), sia nella direzione di riscoprire e ridare vigore politico e culturale alle loro fonti di legittimazione.
La legittimazione dell'organizzazione sindacale nasce sicuramente dalla storia del movimento operaio e contadino, ma si nutre anche dei principi e dei dettati contenuti nella Carta Costituzionale, a partire dall'art. 1 che pone il lavoro, e quindi i lavoratori, a fondamento della Repubblica. Una scelta di portata storica con cui si riconosce al movimento dei lavoratori un ruolo progressivo di evoluzione del diritto, dell'economia e della società.
Questo riconoscimento trova un suo spazio giuridico esplicito negli artt. 39 e 40.
L'identità di cui viene rivestito questo diritto è caratterizzata dal fatto che può essere esercitato solo all'interno di una dimensione dell'agire sociale e collettivo, una dimensione autonoma dallo Stato e dagli Enti Pubblici.
Questa “autonomia” che caratterizza il diritto all'organizzazione sindacale e allo sciopero, in realtà può essere estesa ad ogni elemento di diritto definito dalla Costituzione, intendendo questo come elemento di non negoziabilità e in definitiva come principio fondante della laicità dello Stato.
Diritto alla formazione e laicità dello Stato è l'altro elemento di approfondimento che il seminario intende affrontare, in particolare per quanto discende dall'art. 33 della Costituzione.
Pubblichiamo di seguito il resoconto della giornata. Vedi anche le nostre foto e il video.
Ore 10.25
Si apre a Rende, in provincia di Cosenza, nella sala stampa dell'Università della Calabria, il secondo seminario nazionale organizzato dalla FLC CGIL in vista del congresso nazionale.
"Costituzione, laicità e rappresentanza sociale", questo è il titolo dell'iniziativa che intende approfondire tematiche di grande attualità, che troveranno accoglienza anche all'interno dei lavori del congresso nazionale della FLC CGIL in calendario a San Benedetto del Tronto dal 14 al 17 aprile.
Beniamino Lami, segretario nazionale FLC CGIL, introduce i lavori spiegando la scelta di parlare di Costituzione e rappresentanza in un momento di forte attacco al sistema democratico. "Un attacco che si concentra soprattutto sul diritto al sapere che si sta cercando di trasformare in un diritto a domanda individuale, tentando di stravolgere anche la Costituzione – afferma Lami –. L'altro attacco è alla rappresentanza sociale". Secondo Lami, "il nuovo modello contrattuale mira a mutare la natura delle organizzazioni sindacali". "In vista del congresso – conclude il segretario della FLC – dobbiamo mettere a punto delle nuove strategie a medio termine, ripristinando i diritti delle persone e il rispetto delle regole".
In allegato la nota introduttiva presentata al seminario.
Ore 10.40
Per impegni imprevisti è assente Marco Barbieri, docente di diritto del lavoro all'Università di Foggia, che doveva relazionare su "Diritto del lavoro, rappresentanza sociale e Costituzione".
Tocca a Marco Broccati, segretario nazionale FLC CGIL, fare una panoramica sulle tematiche che dovevano essere affrontate dal professore Barbieri. Broccati parte dall'articolo 39 della Costituzione che stabilisce i principi generali dell'attività sindacale. "Quest'articolo non è ancora del tutto attuato – evidenzia – c'è un dibattito ancora aperto sull'efficacia per tutti i lavoratori dei contratti sottoscritti dai sindacati".
Broccati legge una riflessione di Umberto Romagnoli dal titolo 'La rappresentanza e le sue regole'. La premessa di Romagnoli è che ‘il sindacato si è guadagnato un'ampia legittimazione sociale che riceverà non solo il crisma della legalità costituzionale, ma anche il trattamento premiante di legislazioni promozionali". Nel suo testo, Romagnoli fa una ricognizione sull'evoluzione del sindacato e delle interpretazioni della sua forma e attività.
Broccati abbandona il testo di Romagnoli per rilevare che il punto critico sul quale interrogarsi oggi è quale sia la base costituzionale che disegna il quadro legislativo riguardante il sindacato. A giudizio di Broccati, che richiama più volte D'Antona, "non si sono mai realizzate in Italia le condizioni per un'efficacia erga omnes della contrattazione, ma una visione più ancorata alla maggiore rappresentatività dei sindacati". "Davanti agli attacchi degli ultimi tempi – conclude il segretario della FLC CGIL – dobbiamo riprendere questi temi, attraverso una certificazione della rappresentanza sindacale, dando sostanziale attuazione dell'articolo 39".
Ore 11.10
Nicola Colaianni, docente di diritto costituzionale all'Università di Bari, relaziona su "Costituzione, laicità, universalità dei diritti". "Non c'è dubbio che il modello dell'articolo 39 sia quello di un pluralismo istituzionale organico – afferma Colaianni –. Com'è accaduto in passato, però, in base al principio del nucleo essenziale, anche in futuro potranno essere adottati anche altri modelli".
Colaianni collega poi l'articolo 39 della Carta costituzionale ‘l'organizzazione sindacale è libera', e l'articolo 33 ‘l'arte e la scienza sono libere, libero ne è l'insegnamento'. "L'arte e la cultura hanno una loro libertà e non sono condizionabili né dall'economia né dalla politica – sostiene –. Al giorno d'oggi è molto importante ribadire soprattutto la libertà della cultura rispetto all'economia".
Passando al secondo punto della sua relazione, il giurista spiega che "la scuola pubblica è lo strumento individuato dall'articolo 33 della Carta costituzionale per assicurare la libertà della cultura in tutto il territorio nazionale, una prerogativa che rimane in capo allo Stato. Il secondo dovere dettato dall'articolo 33 è l'istituzione di scuole pubbliche di ogni ordine e grado". Secondo Colaianni, "la rigidità della Costituzione è determinata dal pluralismo garantito dalla scuola pubblica". Alcune norme recenti, per il docente dell'Università di Bari, hanno rappresentato un cedimento rispetto a questa visione, la scuola sarebbe vista come un'azienda che produce sapere tecnico ma non necessariamente pluralistico".
Il terzo punto affrontato da Colaianni è la laicità della scuola individuata dalla Corte costituzionale con una sentenza dell' 89 che riguardava proprio la scuola e l'insegnamento della religione. "La conclusione della Corte costituzionale – ricorda il giurista – è che l'insegnamento di religione è facoltativo. La volontà di introdurre i crediti formativi per l'insegnamento di religione crea uno svantaggio per chi non vuole avvalersi dell'insegnamento di religione stesso".
"La laicità della scuola italiana è diversa da quella che si sperimenta in Europa – aggiunge Colaianni –. In Francia c'è una sorta di laicità di Stato, nel Regno Unito c'è un'idea di lasciar fare. La nostra è una laicità di carattere pluralistico, né impeditiva né permissiva".
"Se non sottrarremo l'articolo 33 dalla banalizzazione della Costituzione a cui stiamo assistendo negli ultimi vent'anni per vari principi, anche da parte del centrosinistra – conclude Colaianni – ci macchieremo di una colpa nei confronti delle generazioni future".
Ore 12.15
Dopo la relazione del professore Colaianni si apre il dibattito.
Enza Sanseverino, FLC CGIL Campania, parte da una riflessione del giurista secondo la quale la Costituzione è a difesa dei perdenti, "anche la scuola italiana mira a dare a tutti pari opportunità, pure ai più deboli" aggiunge la sindacalista. Enza Sanseverino sottolinea poi la necessità di una legge sulla rappresentanza, auspica una riflessione nel sindacato sulla tutela di tutti i lavoratori e denuncia i rischi del federalismo voluto dal governo Berlusconi.
Giusto Scozzaro, segretario generale FLC CGIL Sicilia, confronta la visione della CGIL che auspica un sindacato che vuole rappresentare tutti i lavoratori e quella della Cisl che pensa a un sindacato che rappresenti solo gli iscritti. Il dirigente sindacale si interroga successivamente sulle riflessioni del professore Colaianni sul fatto che la libertà non dà pane, "in questo contesto l'attività sindacale è più difficile" afferma Scozzaro.
Franco Fruci, FLC CGIL Calabria, invita la CGIL a mobilitarsi affinché venga applicata la sentenza della Corte costituzionale per il diritto allo studio dei ragazzi disabili. Rosa Savoia, insegnante di sostegno, si dice "invitata a nozze" da Fruci. Allargando il discorso alle questioni più generali, la rappresentante della FLC CGIL di Brindisi ricorda gli attuali "attacchi violentissimi alla scuola pubblica" e i danni derivanti dai tagli.
Gabriella Refuto, segretaria generale FLC CGIL Napoli, ai tagli alla scuola, "che colpiscono principalmente il Mezzogiorno", associa il federalismo fiscale, "con questo governo noi del Sud dovremmo chiedere asilo a Gheddafi" ironizza.
Per Gilda Magorno, FLC CGIL di Cosenza, "parlare della Costituzione è come parlare di uno dei libri più belli della letteratura italiana. Sulla Costituzione si gioca una delle partite più importanti del nostro Paese, per questo la CGIL dovrà mobilitarsi sempre di più su questo fronte".
Alle 13.00 i lavori vengono sospesi per la pausa pranzo.
Ore 13.45
Riprende il dibattito del secondo seminario nazionale organizzato dalla FLC CGIL all'Università della Calabria di Rende.
Joelle Casa, segretaria nazionale FLC CGIL, riparte dalla laicità della Costituzione italiana che contiene il valore del pluralismo. "Ma mi chiedo come mai per anni nelle scuole italiane è stata insegnata la religione cattolica ma non la storia delle religioni?" si domanda tra le altre cose Joelle Casa che ricorda pure il peso del Concordato Stato-Chiesa.
Secondo Giovanni Lo Cicero, centro nazionale FLC CGIL, "la Costituzione garanzia dei perdenti e quindi di tutti è uno specchio dell'attività confederale. Questo credo sia il senso più costituzionale del sindacato, con la CGIL impegnata in una battaglia di tutela". Lo Cicero si sofferma "sulla necessità di una scuola profondamente riformata per assicurare realmente libertà di insegnamento e diritto allo studio uguale per tutti i cittadini e in tutto il territorio italiano".
Rocco Coluccio, CGIL Calabria, si sofferma sui meccanismi più adatti per rappresentare tutti i lavoratori.
Diana Cesarin, centro nazionale FLC CGIL, dal canto suo, rileva la sottile differenza tra Costituzione e qualità della scuola e Costituzione è qualità della scuola. "L'obiettivo vero dei tagli non sono le esigenze di bilancio, ma quello di formare cittadini-sudditi" denuncia.
Giuliana Caruso, FLC CGIL Calabria, esprime una visione pessimista sull'interpretazione dei dettati costituzionali criticando i governi sia di centrodestra sia di centrosinistra "che finanziano in maniera non paritaria scuola pubblica e scuola privata".
Alessandro Pazzaglia, centro nazionale FLC CGIL, da parte sua, domanda: "Come si fa ad aumentare il consenso alla Costituzione? E soprattutto nella scuola è stata praticata la libertà d'insegnamento? Credo che sia stata praticata di più la licenza di insegnamento" conclude.
Gianfranco Trotta, segretario generale FLC CGIL Calabria, ringrazia la FLC CGIL nazionale ed esprime orgoglio per la scelta dell'Università della Calabria come sede del seminario nazionale, "abbiamo potuto dare così un assaggio positivo di questa regione". "In Calabria però i problemi sono tanti: gli insegnanti di sostegno vengono assegnati a marzo, si sono verificati i fatti di Rosarno, la prima deportazione del dopoguerra. Dopo il riassetto degli equilibri mafiosi, gli stessi migranti stanno tornando. Siamo in una regione dove i diritti di cittadinanza non sono rispettati".
Trotta rileva successivamente "le disparità nella libertà di insegnamento tra le varie regioni italiane a causa di condizioni impari". "La mia paura sul federalismo è che questo divario si accentui – aggiunge il segretario generale della FLC CGIL Calabria –. I problemi della scuola sono comuni all'università. Quale libertà di insegnamento ci potrà essere nell'Università della Calabria se passa la riforma Gelmini? Qui l'investitore principale è la 'ndrangheta. L'Università della Calabria ha un patrimonio edilizio che farebbe molta gola". "Ritengo che il congresso della FLC CGIL un punto su alcune questione lo debba mettere – conclude Trotta – perché getterà un ponte sui prossimi quattro anni".
Corrado Barachetti, segretario generale FLC CGIL Lombardia, chiude gli interventi della platea al seminario nazionale. Per Brachetti "l'identità della CGIL non è diversa da quella della Costituzione". Brachetti auspica la presenza della FLC CGIL insieme alla confederazione ai tavoli istituzionali.
Ore 14.40
Nicola Colaianni, docente di diritto costituzionale dell'Università di Bari, riprende la parola per commentare sinteticamente gli spunti emersi dal dibattito e per rispondere alle domande poste dagli intervenuti. Il professore Colaianni dà innanzitutto un parere negativo sulla legge sulla parità scolastica. Sull'autonomia scolastica, il giurista chiarisce che la Corte costituzionale ha individuato le materie di competenza statale, "importante che siano garantite a livello statale le finalità dell'istruzione". Per quanto riguarda la laicità, "di fronte a una società multiculturale, lo Stato dovrebbe introdurre l'insegnamento obbligatorio delle religioni, reclutando i docenti attraverso i concorsi".
"Compito della scuola è pure indicare la stella polare che è la Costituzione – conclude Colaianni –. Giuseppe Dossetti nel '94, dopo la vittoria di Berlusconi, ebbe il coraggio di scendere nelle strade per difendere i principi della Costituzione, invitando semplicemente a fare il proprio dovere, niente di più".
Ore 15.00
Domenico Pantaleo, segretario generale FLC CGIL, conclude il seminario. Dopo i ringraziamenti alla FLC CGIL Calabria e ai partecipanti al dibattito, il dirigente sindacale sottolinea: "Abbiamo bisogno di punti di riferimenti solidi che diano alle persone orientamenti in termini di valori e quindi dobbiamo dare un'anima alle nostre rivendicazioni. Per questa ragione per i nostri seminari abbiamo scelto dei temi che consentono una riflessione più generale su una forte idea di società che il sindacato deve avere come orizzonte delle rivendicazioni. Per queste ragioni non si può tornare ad una funzione della CGIL esclusivamente incentrata sulla contrattazione ma occorre rivendicare il cambiamento degli assetti di potere e delle gerarchie sociali, partendo dal valore del lavoro".
Proprio partendo da questa considerazione generale, Pantaleo affronta il tema del seminario calabrese ribadendo che la nostra Costituzione nasce da uno straordinario movimento di massa nel quale i lavoratori e il sindacato giocarono un ruolo fondamentale. L'art. 1 indica proprio il lavoro come il diritto-dovere che qualifica la nostra Carta Costituzionale, indicando la necessità di avere sempre diritti riconosciuti.
"Nella lotta di liberazione il sindacato fu un protagonista importante organizzando nelle fabbriche ed in ogni posto di lavoro la resistenza – ricorda –. Il riconoscimento della sua funzione nella Carta dipende anche dal suo peso nel liberare l'Italia dal fascismo". Pantaleo ricorda che era necessario stabilire uno spartiacque in termini di giustizia sociale tra il passato, il presente e il futuro.
Per queste ragioni la Costituzione doveva garantire innanzitutto i diritti civili e sociali fondamentali a tutti per essere cittadini consapevoli, stabilendo un equilibrio avanzato tra libertà d'impresa e rispetto dei diritti dei lavoratori.
Il sindacato era il riferimento democratico per mutare in profondità le radici sociali stesse del Paese perché rappresentava i lavoratori e perciò nella fase costituente si confrontarono due tesi: chi sosteneva il sindacato istituzionale, con l'iscrizione obbligatoria, e chi come Di Vittorio che pensava a un sindacato al quale ci si poteva iscrivere liberamente. "L'articolo 39 rappresenta una mediazione – spiega –. Collegato all'articolo 39 c'è il diritto di sciopero contenuto nell'art. 40. Sul come esercitare il diritto di sciopero ci fu una intensa discussione proprio per il valore e la forza che quello strumento aveva nel conflitto sociale ma anche politico: alla fine si raggiunse un compromesso anche su questo punto nel senso che il diritto di sciopero è libero, ma la Costituzione indica che sarebbe stato regolato da una legge che in realtà successivamente non fu mai emanata ma si lasciò ampio spazio di autoregolamentazione alle forze sociali.
Pantaleo concorda sulla mancata piena attuazione dell'articolo 39. "D'altra parte c'è stata nei fatti un'evoluzione molto più ampia da quanto in quella fase storica venisse assegnata alla funzione dei sindacati – dice ancora il segretario generale della FLC CGIL –. Nella Costituzione non c'è un'idea di sindacato confederale, inteso come un soggetto della rappresentanza sociale autonomo che coniugasse la difesa degli interessi del lavoro con la necessità d'intervenire sulle politiche economiche più generali ".
Il '68 segna una prima rottura del vecchio modello sindacale perché costringe il sindacato ad uscire fuori dai cancelli delle fabbriche per porre la necessità di cambiamenti di sistema della società classista.
"Nel '93, con l'accordo centralizzato sui redditi e sul modello contrattuale, il governo riconosce al sindacato competenze in materia di politica economica attraverso lo scambio tra moderazione salariale e controllo dei prezzi e delle tariffe – aggiunge –. Da quel punto in poi si evidenziano sempre di più le differenze tra i sindacati. La Cisl fa della concertazione il suo fine e quindi accentua il profilo di sindacato degli iscritti che in quanto libera associazione rifiuta ogni intervento di regolazione legislativa in tema di rappresentanza. La CGIL invece sostiene che, se le intese sindacali agiscono sull'insieme dei lavoratori e sulle grandi scelte del Paese ed è quindi necessario stabilire delle regole democratiche che misurano la rappresentanza e la rappresentatività in modo da dare forza ed autorevolezza agli accordi ".
Secondo Pantaleo, una svolta importante "avviene con le regole sulla rappresentanza nel pubblico impiego che rientra nel questo costituzionale e definito prima con un accordo tra le organizzazioni sindacali e poi tradotto in legge. Viene stabilita, per la prima volta, una misurazione della rappresentanza ex ante. Il punto debole è che non si è avuto il coraggio di andare avanti, estendendo questo sistema a tutti i lavoratori e non solo a quelli del pubblico impiego". "Credo che il ritorno al dettato costituzionale significhi definire per via legislativa la misurazione della rappresentanza e regole di democrazia nel rapporto con i lavoratori. È fondamentale per conservare la natura di sindacato confederale". Anche l'esercizio della contrattazione, a giudizio di Pantaleo, "ha bisogno di un sindacato che abbia norme di misurazione certe del peso delle organizzazioni sindacali per evitare la pratica degli accordi separati e la possibilità per le controparti di scegliere le organizzazioni con cui sottoscrivere le intese".
"Coloro i quali spingono per il superamento della Costituzione propongono il modello che ha portato all'attuale crisi – evidenzia Pantaleo –. Un modello in antitesi alla Costituzione perché in realtà piega a ragioni economiche il pieno esercizio dei diritti di cittadinanza e ripropone il pensiero neoliberista, facendo del mercato e dell'impresa totem assoluti a cui piegare ogni altro interesse".
Bisogna far coincidere la Costituzione scritta con quella materiale del Paese come primo compito del sindacato e bisogna perciò ribadire sempre, da parte della FLC, che uno dei compiti primari dello Stato deve essere quello di sviluppare l'apprendimento per essere cittadini consapevoli proprio perché liberi da ogni condizionamento.
Deve sempre prevalere l'interesse generale su quello dei potenti e il bene di tutti sulle divisioni ideologiche, senza pensieri unici. Pantaleo sottolinea perciò l'importanza della laicità nell'istruzione, che significa "dare spazio pubblico ad ogni differenza. Questo Governo pensa invece a una scuola confessionale, svuotando in materia strisciante la Costituzione".
Tutte le scelte del governo mirano altresì "a minare la libertà di insegnamento che rappresenta il presupposto fondamentale per il godimento stesso del diritto all'apprendimento di qualità garantito a tutti. Come si fa – chiede Pantaleo – a pensare a una ricerca efficace se non è libera?". Senza dimenticare che "non viene più garantito il diritto allo studio perché sempre più piegato a logiche finanziarie".
Pantaleo fa un breve passaggio sul federalismo, tema che sarà al centro del prossimo seminario nazionale della FLC CGIL a Firenze. "Il vero federalismo deve unire il Paese – sostiene – garantendo servizi universali e omogenei su tutto il territorio nazionale. Finora siamo andati avanti a strappi. Anche il tema dell'istruzione rischia di essere messo in quel tritacarne, non c'è un disegno organico. Tutto questo rischia di penalizzare ulteriormente il Mezzogiorno e di creare profonde divaricazioni tra i vari territori del Nord".
Il segretario generale chiude il secondo seminario nazionale lanciando uno sguardo al futuro.
"Il sindacato ha il dovere di avere un suo punto di vista autonomo, di fare scelte coraggiose – conclude Pantaleo –. Si possono aggiornare, con un largo consenso nel Parlamento, alcuni punti della seconda parte della Costituzione, ma i capisaldi vanno difesi. Se cadono quei capisaldi cadono pure i valori fondanti della CGIL. La storia della CGIL è figlia di quella Costituzione e di tutte le battaglie democratiche che sono state fatte in questo Paese".