Abbiamo alle spalle mesi difficili che hanno impegnato la Cgil, e la FLC, in una fase di mobilitazione lunga, faticosa e complessa. Abbiamo di fronte un Congresso confederale e un prevedibile aggravamento delle condizioni sociali dei lavoratori e delle famiglie. La crisi colpirà, come sta già accadendo, soprattutto le fasce più deboli e meno protette, il lavoro dipendente, i precari, le donne, i giovani. Uno scenario come questo impone un’azione decisa, forte, ampia e, sarebbe auspicabile, unitaria.L’unità dei lavoratori, di chi vive personalmente le difficoltà e le affronta quotidianamente, è senza dubbio più facile da raggiungere che non l’unità delle organizzazioni sindacali.Nei nostri luoghi di lavoro, nella scuola in particolare, è forte la richiesta di fare fronte tutti insieme per contrastare le picconate che stanno demolendo tutti i settori della conoscenza. Ma Cgil, Cisl e Uil stanno attraversando la più aspra fase di rottura delle relazioni sindacali, grazie anche alle scelte di rottura perseguite da questo governo. Manifestiamo una visione molto distante del ruolo del sindacato.
Questi ultimi quattro anni, il periodo che ci separa dal precedente Congresso, sono stati particolarmente intensi. Li abbiamo attraversati sempre con lo stesso impegno e coerenza, con governi diversi, con altre organizzazioni sindacali o da soli. Soli, però fra i lavoratori. Il Congresso, forse, è l’unica occasione per trovare il tempo di voltarsi indietro per guardare quello che si è fatto, cosa abbiamo lasciato alle nostre spalle, quanto abbiamo seminato. Perciò facciamo due conti. Dal 2006 a oggi, con la FLC Cgil abbiamo:
Ancora. Abbiamo organizzato 12 conferenze di produzione negli enti pubblici di ricerca, fatto votare centinaia di migliaia di lavoratori in 4 referendum consultivi (per i contratti di scuola, università e ricerca e sulle modifiche al modello contrattuale). Nel 2008 abbiamo tenuto la nostra Conferenza d’Organizzazione.
Nel 2009 abbiamo promosso, insieme alla Cgil, allo SPI e all’Auser, una proposta di legge popolare sull’educazione permanente, 130mila firme raccolte. Tutto questo spesso da soli, soli fra i tanti lavoratori che hanno partecipato alle nostre iniziative, alle migliaia di assemblee organizzate nei territori, con la FLC Cgil.
Il 2010 è l’anno del XVI Congresso della Cgil e il II della FLC, il momento giusto per fare il punto sulla politica, sulle prospettive, sul progetto della nostra organizzazione per i prossimi anni. Le assemblee di base sono in corso e il dibattito è impegnativo. Sono a confronto due documenti contrapposti con un’analisi della situazione, dei motivi della crisi, non molto dissimile. Sui modi per uscire dalla crisi, sull’idea di sindacato, ci sono conclusioni diverse: il valore della confederalità, di un sindacato generale, attento a valorizzare le specificità ma in un’ottica unitaria, in un contesto che riesca a tenere insieme la difesa e la tutela dei lavoratori con una visione generale e un ruolo di soggetto sociale del sindacato. Tutto questo è ora oggetto di differenti valutazioni ed elaborazioni critiche.
La FLC Cgil, il sindacato della conoscenza, ha una ragione in più per far vivere il dibattito congressuale, con una discussione sul merito delle cose, su quello che è stato fatto e su quello che vogliamo fare per migliorare le condizioni di vita dei nostri lavoratori, per valorizzare le professionalità, per lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione, per dare al Paese una buona scuola di qualità, per garantire il diritto allo studio, per affermare il valore della formazione e della conoscenza come leva per lo sviluppo.
Maurizio Lembo, Segretario nazionale FLC CGIL