Sulle risorse per i contratti e sul giudizio negativo sulla riforma Brunetta, i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil ritrovano, o almeno così sembra, l'unità, dicendosi pronte alla mobilitazione se entro pochi giorni non verranno trovati i soldi necessari da stanziare per i prossimi tre anni. Lo hanno detto Mimmo Pantaleo, segretario generale della FLC CGIL, Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola e Alberto Civica, segretario generale i Uilpa Ur Afam, nel corso di una tavola rotonda sulla contrattazione nei settori della conoscenza che si è svolta durante il congresso della Flc, in corso di svolgimento a San Benedetto del Tronto e al quale ha partecipato anche Mimmo Carrieri, professore di Sociologia economia e del lavoro nell'Università di Teramo.
Nel ricordare che è inaccettabile il fatto che il 2010 per i lavoratori pubblici si chiuda con la misera indennità di vacanza contrattuale di 8 euro lordi, Pantaleo ha sottolineato come, stante la scarsità delle risorse disponibili, per aumentare il potere d'acquisto dei lavoratori è necessario "intervenire con una riforma che alleggerisca la pressione fiscale sulle retribuzioni, anche perché nei settori pubblici non è possibile recuperare con quote di produttività". In ogni caso, "di fronte all'inadempienza del governo rispetto agli impegni presi per i contratti, un sindacato serio per non perdere credibilità deve rispondere con una mobilitazione dei lavoratori". In più, secondo Pantaleo, le piattaforme presentate da Cgil, Csl e Uil non presentano diversità significative sia sulla parte salariale sia sulla parte normativa.
D'accordo, come detto, anche Scrima, della Cisl scuola, che ha detto, tra gli applausi della platea, che se gli impegni non verranno mantenuti la "mobilitazione dei lavoratori è inevitabile" e Civica, della Uilpa Ur Afam, secondo il quale, senza i soldi per i contratti, "l'unità dei sindacati tornerà inevitabilmente".
Pantaleo, Scrima e Civica hanno concordato anche sul giudizio estremamente negativo sulla riforma Brunetta, il cui obiettivo non è la riforma della pubblica amministrazione ma tagliare le gambe ai sindacati.